PIEMONTE (BIELLA – ASTI – ALESSANDRIA) – MARZO 2015

Introduzione generale

Si apre con questo numero di Pro lo Donna Magazine una nuova sezione dell’Osservatorio sull’Imprendito- ria femminile di Progetto Donne e Futuro dedicata al Piemonte.

La regione subalpina conta, nel 2014, 98725 imprese guidate da donne imprenditrici: erano oltre 110mila nel 2013, vale a dire che nell’anno più dif cile per
la produzione industriale piemontese, si sono perse circa l’11% delle imprese femminili. Un dato da non sottovalutare soprattutto perché no al 2013 le aziende guidate
da “capitane d’impresa” avevano assorbito senza eccessivi scossoni l’onda d’urto della crisi del 2008-2009, riorganizzandosi pro- duttivamente e investendo in in- novazione, ancorché in presenza di margini più bassi. Ma il perdurare della congiuntura, aggravato dal cosiddetto credit crunch, ha evidentemente fatto precipitare la situazione di molte aziende che stavano cercando, pur faticosa- mente, di tenere la rotta.

A livello regionale, gli ultimi dati d’insieme disponibili sono quelli
pubblicati da UnionCamere Piemonte nel 2013, che fotografano la situazione nel 2012. E’ in corso di pubblicazione l’edizione 2014, la cui presentazione è prevista l’8 marzo 2015.

In alto un’immagine del territorio piemontese. In basso, una cartina del Piemonte che illustra le caratteristiche geogra che della regione.

Passando all’analisi quantitativa, le donne imprenditrici sono più concentrate nella provincia di Torino, dove la percentuale supera il 50%, seguono Cuneo, Alessandria e Novara, e si tratta essenzialmente di imprese individuali o di società di persone. I settori di maggiore presenza femmini- le in Piemonte sono soprattutto quelli dei servizi alla persona, oltre il 30%, a breve distanza segue il commercio, l’agricoltura, il turismo, l’industria (poco sotto il 10%), mentre chiude la classi ca il settore delle costru- zioni. Un dato a mio parere interessante riguarda l’anzianità delle imprese, perché l’iniziativa imprenditoriale femminile è un fenomeno relativamente recente: in Piemonte più di 4 imprese femminili su 5 iscritte nei registri delle Camere di commercio sono nate a partire dagli anni Novanta. Si tratta di imprese che nella maggioranza dei casi non superano i vent’an- ni di attività e circa nella metà dei casi neppure i dieci. Lo stesso dato riferito alle imprese maschili è signi cativamente inferiore: poco più di 3 imprese su 4 sono nate negli ultimi due decenni.

PROFILODONNA| marzo 2015| 29

Dall’indagine qualitativa è emerso come la volontà di sviluppare un’autonoma idea imprenditoriale costituisca la motivazione più ricorrente alla base della scelta di met- tersi in proprio (indicata dal 43,4% delle intervistate), seguono il desiderio di proseguire la tradizione familiare o la scelta di valorizzare le eccellenze del territorio. Signicativa, inoltre, anche la quota di coloro che dichiarano di aver avviato l’attività imprenditoriale per la necessità di trovare lavoro (un’impresa su quattro) e per il desiderio di maggior indipendenza e riconoscimento economico (un’impresa su cinque). L’autoimpiego è dunque la motivazione più diffusa, ed è anche quella che, non adeguatamente supportata e accompagnata dal nostro apparato economico e legislativo, incide maggiormente sulla capacità di sviluppo di un ecosistema che, come vedremo meglio nel dettaglio, nell’ultimo anno ha subito forti contraccolpi.

La provincia di Biella

Analizzando il dettaglio provinciale, grazie ai dati ela- borati dalle rispettive Camere di Commercio, si scopre che, al 30 settembre 2014, le imprese femminili della provincia di Biella sono 3.768, con una perdita del 15% rispetto al 2013. Le imprese femminili biellesi rappresentano il 19,9% del totale delle imprese registrate, dato inferiore rispetto a quello regionale (22,0%). Per quanto riguarda la distribuzione per settore di attività economica, la provincia di Biella è in linea con la media regionale, vale a dire il 39% attivo nel campo dei servizi, il 29% del commercio, il 10% nell’industria, il 9% sia nel turismo che nell’agricoltura mentre soltanto il 2% si dedica alle costruzioni. La forma giuridica preponderante è quella di impresa individuale (59%) e di società di persone (28%), le società di capitale sono l’11% mentre le imprese cooperative rappresentano solo il 2%. Rispetto allo stesso periodo del 2013, le variazioni percentuali sulla nati-mortalità imprenditoriale indicano come setto- ri maggiormente colpiti dalla crisi quelli del commercio e dell’industria.

La provincia di Asti

Decisamente meno positiva la situazione della provin- cia di Asti, che conta 5600 imprese femminili, principalmente votate (2148) all’agricoltura, settore economico trainante di questa parte del territorio piemontese. Nel 2013 le imprese registrate erano 6186: una perdita secca di 586 unità, che ha colpito in maniera disomoge- nea quasi tutti i settori. Stando agli ultimi dati disponibili, a settembre 2014 si contavano 1962 imprese attive in agricoltura, dove la essione rispetto al 2013 è stata dell’8,66%, 292 imprese attive nell’ambito manifatturiero, con una perdita del 17% rispetto all’anno precedente, 4 aziende nella fornitura energetica (dimezzate rispetto al 2013), 129 nelle costruzioni (-34% rispetto al 2013), 1300 nel campo del commercio, con una essione del 7.,21%, 1726 aziende nel settore terziario e dei servizi, con una essione media del 20% rispetto al 2013.

Guardando inoltre i dati mostrati nella tabella, si scopre che dal 2010 ad oggi la diminuzione delle aziende regi- strate alla Camera di Commercio di Asti è stata costante, con un deciso aumento fra il 2013 e il 2014, biennio in cui la sofferenza imprenditoriale ha raggiunto il suo apice

In alto un’immagine del centro della città di Biella. Al centro uno scorcio della città di Asti e, in basso, un’immagine della città di Alessandria.

La provincia di Alessandria

Il 2014 è stato un anno critico anche per la provincia di Alessandria: a settembre 2014 sono 10522 le imprese a conduzione femminile registrate presso la Camera di Commercio, 1407 in meno rispetto al 2013. Riguardo ai settori di attività, commercio e agricoltura assorbono in quasi uguale misura le donne imprenditrici, costituendo quasi la metà delle imprese femminili provinciali: agricoltura e commercio sono anche i settori a maggiore concentrazione di imprese individuali (85%) e quindi i più fragili strutturalmente e quelli che hanno più sofferto la congiuntura economica. La restante metà si articola fra altri servizi (24%), turismo (9%), industria (8%), attivi- tà immobiliari (6%), costruzioni (4%).

Di Alessandra Perera

Giornalista professionista dal 2005, ha lavorato per diverse emittenti locali piemontesi come redattrice, anchorwoman e responsabile del coordinamento operativo delle redazioni e dell’attuazione del palinsesto dei nuovi canali digitali. Ha condotto trasmissioni di approfondimento politico e ha collaborato come moderatrice e relatrice con associazioni culturali e di volontariato. Dopo una proficua esperienza come consulente in press office e media relations per diverse iniziative, enti e aziende su tutto il territorio nazionale, si occupa oggi di comunicazione politica e relazioni istituzionali, ricoprendo l’incarico di portavoce del Presidente della Regione Piemonte.

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