PIEMONTE (IMPRENDITRICI ALLO SECCHIO) – MARZO 2015

Oltre sette anni di crisi hanno lasciato il segno sugli im- prenditori italiani: tra il 2008 e il 2014 sono diminuiti di quasi 511.000 unità, pari all’8,4% in meno.
Ma le imprenditrici hanno resistito meglio dei colleghi maschi ai colpi della congiuntura negativa. Negli ultimi sei anni il numero delle lavoratrici indipendenti italiane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito di 123.000 unità, pari al 6,7% in meno. Un calo inferiore a quello registrato dalla componente maschile del lavoro indipen-
dente che nello stesso periodo è diminuita del 9,1%, con una perdita di 387.900 unità.
Come abbiamo già evidenziato in queste pagine, secondo i dati forniti dall’Osservatorio di Unioncamere al 31 dicembre 2014 la fotografia della presenza dell’imprenditoria femminile in Italia è di 1.302.054 e costituiscono il 21,5% dell’univer- so imprenditoriale italiano, ma è una realtà giovane che sta crescendo di peso velocemente. In Piemonte le imprese femminili
sono 98.725 e siamo quindi la quinta regione in Italia per numero di imprese in rosa.
La donna, in Piemonte come nel resto d’Italia, si mette sempre più spesso in gioco per scelta e non per necessità: sceglie forme giuridiche “snelle”, come l’impresa individuale o le società cooperative, che permettono di ovviare ad alcune delle difficoltà maggiormente evidenziate dalle nuove imprenditrici: una burocrazia giudicata troppo pesante, un rapporto problematico con il credito, di pregiudizi e scetticismo ancora diffusi.

Ostacoli giuridici, economici, culturali che, anche nella nostra regione, fanno sì che per una donna scegliere una vita alla guida di un’impresa molto spesso sia davvero “un’impresa”.
Ma, per fortuna, sempre più donne ci credono: come evidenzia una ricerca della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, “le ricadute positive sull’economia derivanti dalla riduzione del differenziale di genere si spiegano grazie a diversi fattori: in particolare, la partecipazione al lavoro delle donne porta a una maggiore domanda di servizi da parte delle lavoratrici, a un loro contributo reale alla massa scale e previdenziale, a un minore rischio di povert (specie per le famiglie monoparentali), nonch , su scala imprenditoriale, a una migliore governance delle società, una gestione meno rischiosa delle imprese, debiti di qualit migliore”. Dunque, la maggiore partecipazione delle donne alla vita produttiva attraverso l’impresa è una risorsa importante per contribuire a ri- lanciare la crescita non solo del Piemonte ma di tutte le regioni italiane.”

Un esempio concreto?

Viene proprio da una delle zone più ricche del Piemonte, la provincia di Cuneo, dove a lavorare sono prevalentemente le donne “giovani adulte” tra i 35 e i 44 anni, che, con un tasso del 78,4% nel 2013 arrivarono a superare per la prima volta in tutta Italia l’obiettivo di Lisbona di occupazione al 75% (pur mantenendosi ampiamente sotto il dato maschile che, con un 93,8, si avvicina alla piena occupazione).

E’ invece l’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere che ci dice “C’è uno stile differente che emerge ed avanza ma che ancora non è un “modello”. L’identikit dell’imprenditrice è quello di una donna in cui persistono elementi contraddittori che però riescono a coesistere. La donna imprenditrice è ad un tempo convenzionale e statica ma anche innovativa e dinamica, tradizionale e conservatrice ma anche moderna ed esploratrice. Insomma, rispetto alle sue aspettative, esprime l’ambivalenza di chi si raf gura un po’ sospesa tra sogno e realt .”
Il segreto del successo? La convinzione di potercela fare, il forte desiderio di autonomia, la capacità di ricorrere alle reti familiari, l’attitudine ad andare incontro al cliente e accettare le sfide del mercato. “Per le imprenditri- ci il successo è costituito da un mix di caratteristiche personali, la principale delle quali (per il 44,7% delle intervistate) è capacit di assumersi responsabilit .” Lo stile diverso nella gestione dell’impresa emerge soprattutto nel rapporto con i collaboratori: nelle imprese femminili si delega più a donne di quanto non avvenga nelle imprese non femminili anche se, in assoluto, la de- lega delle funzioni va ancora prevalentemente ai collaboratori maschi.

Da una gestione verticistica a una gestione più collaborativa e inclusiva. Anche qui la capacità di fare rete crea la differenza, rende il tessuto produttivo più resistente, aiuta a creare un circuito virtuoso con il resto della società e si riverbera positivamente sull’andamento della nostra economia nazionale.

Di Alessandra Perera

Giornalista professionista dal 2005, ha lavorato per diverse emittenti locali piemontesi come redattrice, anchorwoman e responsabile del coordinamento operativo delle redazioni e dell’attuazione del palinsesto dei nuovi canali digitali. Ha condotto trasmissioni di approfondimento politico e ha collaborato come moderatrice e relatrice con associazioni culturali e di volontariato. Dopo una proficua esperienza come consulente in press office e media relations per diverse iniziative, enti e aziende su tutto il territorio nazionale, si occupa oggi di comunicazione politica e relazioni istituzionali, ricoprendo l’incarico di portavoce del Presidente della Regione Piemonte.

 

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